[…] BipolArt: così Pau chiama la sua arte a sottolinearne i due poli, musica e arte visiva. Non a caso, associa spesso un brano a un disegno. «Sono ripartito dallo studio, ho approfondito varie tecniche. La stanza che prima era piena di strumenti musicali, ora lo è di tele, colori, spray. Ho vissuto una sorta di metamorfosi. Il tempo obbligato senza impegni mi ha portato a sperimentare una libertà che avevo quasi dimenticato. Ho ritrovato la lentezza dei pomeriggi d’estate dai nonni, da bimbo». La passione per il disegno c’era fin da ragazzo. «Studiando architettura, mi sono chiesto se avrei potuto lasciare un segno come Le Corbusier o Gropius ma mi sono immaginato a progettare villette a schiera nella periferia di Arezzo. Sentivo però che il mio habitat era quello creativo. Per gli adolescenti della mia generazione, i sogni musicali erano forti. A 18 anni ho capito che era quella la mia via. Oggi non credo che i Negrita potrebbero nascere. I miei erano anni in cui il focus era diventare una vera band facendo gavetta. Ci voleva molta fatica, ma c’era tanto romanticismo. […]


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